Questo Blog nasce con l'intento di promuovere e difendere il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, come fondamento di tutti i diritti umani e quindi della democrazia e, già ampiamente, di dibattere i temi della ricerca scientifica per quanto attiene alle ricadute sulla vita dell’uomo e della società.



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domenica 23 dicembre 2007

LA PENA DI MORTE DA ABOLIRE DAVVERO

di Mario Giordano

Tratto dal quotidiano "il Giornale" (Nazionale)

La prima volta che la vita arrivò dentro le nostre vite eravamo giovani e ci fece paura. Adesso, però, quella paura ha 15 anni, sogna un amore, vorrebbe dormire fuori a Capodanno e frequentare un'Università all'estero. Quella paura di allora è diventata una delle vere ragioni per cui ogni mattina penso che valga la pena alzarsi e vivere. Le altre tre ragioni hanno 13, 7 e 4 anni. Avendoli visti tutti in ecografia, fin dalle prime settimane dopo il concepimento, non riesco ad accettare l'idea che ci sia un periodo in cui il bimbo dentro l'utero della mamma non venga considerato un bimbo. E che, perciò, ucciderlo non sia considerato ucciderlo. L'ecografia è così chiara: la vita è sempre vita. Anche se a volte, fa paura.So che l'opinione non sarà condivisa da tutti i lettori, ma non posso fare a meno di dichiararla oggi che grazie a Giuliano Ferrara si rompe un tabù e si comincia a parlare di «moratoria» sull'aborto. L'idea del direttore del Foglio è stata semplice: dopo l'entusiasmo per l'approvazione della moratoria Onu sulla pena di morte, si è chiesto se non fosse un po' ipocrita esultare per qualche vita (forse) salvata dal patibolo, mentre si continua a ignorare lo sterminio di vita che avviene ogni giorno negli ambulatori: 54 milioni di aborti nel mondo, 130mila in Italia lo scorso anno.E in effetti non sarebbe male se questo Natale avesse al centro, oltre alle lamentele su prezzi e tredicesime tagliate, anche il tema della vita. In fondo, il Natale è la festa della vita, lo dice la parola stessa. E allora spezziamo davvero il tabù? Riparliamo di aborto? Conosco bene la replica: «Volete che si torni agli aborti clandestini». Che è un po' come dire che abolire la pena di morte rischia di far tornare alla legge del taglione. Forse, può darsi. La vita fa sempre paura, e ognuno si difende dalla paura come può. Ma il punto non è stabilire se ci saranno ancora o no aborti, così come nel caso della pena di morte non è stabilire se ci saranno ancora delle persone che uccidono oppure no: il punto è chiedersi se lo Stato deve favorire la soppressione della vita, ancorché legale. O se la vita, lo Stato, deve cercare di difenderla.
Se crediamo che lo Stato deve difendere la vita, ebbene, questa difesa dev'essere estesa dal concepimento alla morte. Dunque esultiamo (se volete) perché il boia, dopo la risoluzione Onu, avrà (forse) qualche timore in più a fare il boia, ma poi non dimentichiamoci di quei 130mila sussulti di paura che vengono sterminati ogni anno. Quanti se ne potrebbero salvare? Quanti di loro potrebbero sognare un amore e andare all'Università se si applicasse tutta la legge (e non solo quella parte che trasforma l'aborto in un surrogato dei metodi anticoncezionali)? Quanti desidererebbero passare il Capodanno fuori casa se negli ambulatori si aiutassero davvero le mamme anziché trattarle come una pratica da sbrigare in fretta?Giuliano Ferrara, per sostenere la sua idea, ha detto che starà a dieta. Niente tacchino né panettone. Solo liquidi. Chi vuol dimagrire, dimagrisca: noi che siamo già piuttosto magri preferiamo un pranzo coi fiocchi. Ma i pranzi coi fiocchi possono essere l'occasione giusta per portare in tavola cappelletti alla piemontese e abbondanti porzioni di vita.

Auguri!





Scienza & Vita di Latina vi augura, un S. Natale e felice Anno Nuovo, sostenendo il Valore della Vita!

mercoledì 12 dicembre 2007

L'ABORTO? L'Essere Umano è più di un corpo

Intervento del presidente di Scienza & Vita di Latina su un tema che continua sempre a far discutere.



"Non c’è nessuna differenza o distinzione che possa giustificare che consideriamo qualcuno inferiore agli altri, qualcuno superiore agli altri, in quanto esseri umani."



In Italia l'aborto diventa legale con l'approvazione della legge n. 194 del 22 maggio 1978, che di fatto ha molto incentivato gli aborti, senza eliminare quelli clandestini (ora si stimano su gli 85.000 all'anno). L' aborto si presenta spesso come un "rimedio" nell'ambito delle scelte per la pianificazione familiare e così pure la contraccezione.

Premesso questo, bisogna sottolineare che l’essere umano è molto di più di uno scheletro coperto di carne e ricoperto di pelle. Molto di più di un mero organismo vivente di una determinata specie. Questo sicuramente aiuta a sottolineare la grandezza interiore dell’essere umano, ed a ricordare che la dignità della persona umana, nasce da dentro, è intrinseca al suo essere un essere umano. Non dipende pertanto dalle sue prestazioni, dalle sue qualità, dalla situazione in cui si trova, dal riconoscimento da parte degli altri, da nessuna circostanza esterna al suo io.
Proprio per questo, possiamo capire che tutti gli essere umani hanno la stessa dignità e lo stesso valore. Non c’è nessuna differenza o distinzione che possa giustificare che consideriamo qualcuno inferiore agli altri, qualcuno superiore agli altri, in quanto esseri umani. E proprio per questo comprendiamo meglio che, quando una persona si trova in situazione di maggiore necessità, siamo invitati a raccoglierla e servirla con maggiore intensità.

Siamo tutti uguali. E per questo: quando uno, fra tutti gli uguali, ha maggior bisogno, gli altri hanno il dovere di dare una maggiore attenzione (un po’ come un padre o una madre, che hanno ugualmente tutti i figli, ma si inchinano di più verso il più piccolo e si dedicano di più a chi ha maggior bisogno).

Questa è dunque la grandezza dell’essere umano, alla sua capacità di amare e di donarsi. E questa capacità si esprime soprattutto quando siamo capaci di amare colui che non può corrispondere immediatamente al nostro amore. Ancora di più, quando siamo capaci di accogliere, amare e rispettare colui che non invita facilmente ad accoglierlo e amarlo: perché non si presenta con tratti amabili e attraenti; o perché addirittura non si presenta, non si fa vedere. E quest’ultimo vale soprattutto per quei piccoli esseri umani che chiamiamo embrioni o feti, e che non vediamo per il semplice fatto che sono troppo piccoli e che non sono ancora usciti dal seno materno.

Quando è che inizia la vita?

Scienza & Vita di Latina cerca di rispondere a tale domanda, portando oltre che il suo modesto parere, citando autorità scientifiche.

SCOTT F. GILBERT (Swarthmore College), autore di Biologia dello sviluppo – un indiscusso testo di riferimento di questa materia, in poco tempo giunto alla sua sesta edizione, ampiamente adottato come testo nelle università nordamericane ed europee, e tradotto in diverse lingue – intitola il capitolo 7 del volume La fertilizzazione: l’inizio di un nuovo organismo, inaugurandolo con queste parole: «La fertilizzazione è il processo mediante il quale due cellule sessuali (i gameti) si fondono insieme per creare un nuovo individuo con un corredo scientifico derivante da entrambi i genitori» ( Developmental Biology, VI ed., 2000, p. 185).

Con altre parole KLAUS KALTHOFF (Università del Texas), in un volume che esamina criticamente I più recenti aspetti sperimentali e concettuali dello sviluppo degli organismi viventi, riassume così la stessa evidenza: «Gli animali, inclusi gli uomini, iniziano la loro vita come ovociti fertilizzati, che si sviluppano in adulti attraverso lo stadio embrionale e giovanile». (Analysis of Biological Development, II ed., 2001, p. 8).

Gli fa eco il giapponese RYUZO YANAGIMACHI: «La fertilizzazione, nei mammiferi, normalmente rappresenta l’inizio della vita di un nuovo organismo individuale» (Mammalian Fertilization, in The Physiology of Reproduction, II ed. 1995, vol. 1, p. 103).

Ma un’espressione che più sinteticamente e lucidamente esprime il ruolo dell’embrione nel rapporto tra le generazioni si trova nell’opera di STANLEY SHOSTAK (Università di Pittsburg): «Lo sviluppo lega il passato e il futuro. Mentre gli adulti sono i genitori dell’embrione attraverso la riproduzione, l’embrione è l’inizio dell’adulto attraverso lo sviluppo» (Embryology: an Introduction to Developmental Biology, 1998, p. 4).

Oltre a numerose altre affermazioni di tenore simile nei testi e nelle rassegne scientifiche, anche recentissime, gli studi originali che pubblicano il lavoro sperimentale dei ricercatori sulle riviste scientifiche indicizzate (anche ad alto impact factor) nella introduzione e nella discussione dei risultati sulla fertilizzazione esprimono la consapevolezza degli autori che attraverso questo processo si inaugura un “sistema biologico” di tipo individuale, chiamato embrione unicellulare o zigote, che non presenta più le caratteristiche genetiche, biochimiche e citologiche dei due gameti dai quali ha avuto origine, l’ovocita e lo spermatozoo, ma possiede la capacità intrinseca di svilupparsi in modo coordinato, continuo e graduale, se collocato nella sua sede naturale.

In ultimo, ANGELO LUIGI VESCOVI, Direttore dell’Istituto per la Ricerca delle cellule staminali, Fondazione San Raffaele di Milano: «Io non sono cattolico, ma non sono nemmeno agnostico. Non ho una religione ma seguo la filosofia taoista e in questa filosofia tutti gli esseri viventi e tutte le entità biologiche hanno pari dignità. In questo senso quindi la sfida va vinta per ridare all’embrione la dignità che merita e che è stata attribuita all’atto della creazione».

Si può arrivare quindi ad una conclusione evidente, la vita è tale dal momento della sua fertilizzazione. Quindi l’embrione nel momento in cui inizia il suo essere è un essere vivente, un individuo, una persona umana.

Quanto quindi si può pensare che l’aborto sia un atto giusto? Quanto si può pensare che la legge 194 del 22 maggio 1978, sia una legge giusta? Quanto si può continuare a non valorizzare il valore della vita?

La procreazione oggi è in calo, soprattutto nei paesi sviluppati. Il tasso medio di natalità mondiale è intorno al 10%, ma decresce nei vari paesi fino al 0,5%. In Italia abbiamo crescita zero. Il decremento della maternità è accelerato nelle fasce giovani, ma cresce ancor più nella fascia di età oltre i 30-34 anni. In queste condizioni che società dovremmo aspettarci nel nostro futuro, ormai prossimo?




Scienza & Vita di Latina