Questo Blog nasce con l'intento di promuovere e difendere il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, come fondamento di tutti i diritti umani e quindi della democrazia e, già ampiamente, di dibattere i temi della ricerca scientifica per quanto attiene alle ricadute sulla vita dell’uomo e della società.



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martedì 22 gennaio 2008

LIMITI INTRINSECI DEL "PRINCIPIO DI TOLLERANZA"




Le porte della Sapienza di Roma chiuse in faccia a Benedetto XVI sono un fatto gravissimo, che ha suscitato un’esecrazione (quasi) unanime. Ma nel dibattito di queste ore é del tutto assente un aspetto del problema che è invece fondamentale. Tutti – anche i più sinceri e accesi apologeti del Pontefice – dicono: questo è un campanello d’allarme per la libertà di espressione. Giusto. Ma c’è dell’altro: Benedetto XVI non ha potuto parlare alla Sapienza non solo per un deficit di libertà, ma soprattutto per una grave “crisi della verità” che attraversa la civiltà Occidentale. Il Papa è caduto vittima proprio di quella dittatura del relativismo che egli stesso va denunciando con coraggio da anni. Vediamo di spiegarci. Dire che il Papa doveva parlare perché tutti devono poterlo fare sembra un principio sacrosanto. In realtà, è totalmente falso, sia in linea di principio che in linea di fatto. I nostri ventitré lettori adesso faranno un balzo sulla sedia e diranno: ma come, vuoi negare la libertà di opinione? Nient’affatto. Stiamo solo dicendo che non è vero l’assunto per cui, in una società pluralista, tutte le opinioni sono tollerate e giudicate equivalenti. Se oggi Adolf Hitler redivivo volesse tenere una prolusione in una università, penso che avrebbe molte difficoltà a farlo. Una ingiusta censura? No: solo una comprensibile avversione per le aberranti idee che stanno alla base del nazismo. Il paradosso dello scandalo della Sapienza sta proprio in questo: che al Papa è stato impedito di parlare perché le sue idee – e ciò che egli rappresenta - sono state vagliate e sono state respinte. Non è qui molto importante stabilire se i suoi oppositori siano tanti o pochi. Non facciamoci illusioni: i firmatari del famoso documento sono una minoranza. Ma se leggete con attenzione le dichiarazioni di alcuni politici e di certi intellettuali laici, scoprirete un sottile compiacimento, una gioia mal celata, di chi in cuor suo pensa: beh, in fondo se l’è cercata e gli sta pure bene, a questo Papa. Costui difende la storicità dei Vangeli, la vita umana dal concepimento, dice che la scienza senza la morale è una bomba a orologeria: ma siamo matti?
Ecco perché questo episodio mette a nudo i limiti intrinseci del famoso “principio di tolleranza”. Una ventina d’anni fa il filosofo australiano Peter Singer venne in Europa per un giro di conferenze, ma in Germania le associazioni di genitori di figli disabili gli impedirono di parlare. Intolleranza inaccettabile? Il fatto è che Singer sostiene che l’eliminazione di esseri umani handicappati prima della nascita o anche nelle prime ore dopo il parto dovrebbe essere considerata una pratica normale e forse perfino da incoraggiare. Ve la sentite di biasimare quei genitori?
Qual è la differenza tra la censura a Ratinger e quella a Singer? Sul piano formale, nessuna. Sul piano sostanziale, è enorme. Perché il Papa afferma valori e principi totalmente alternativi. Ecco allora perché diciamo che il problema, per l’occidente sazio e disperato, non è il principio di libertà, ma quello di verità. In queste ore tutti dicono: l’Università è il luogo del dibattito e del confronto, quindi si doveva ascoltare anche il Papa. E va bene: è un principio – diremmo- di “buona educazione”. Ma l’Università è innanzitutto – e nasce per questo – il luogo della ricerca della verità. Ora, in una civiltà come la nostra, profondamente relativista, ecco che cosa capita: che tutti possano dire la loro, a patto che neghino formalmente la verità. E l’unico che ne afferma una, dicendo che è obiettiva e ragionevole – il Papa – deve tacere. Insomma: il relativismo uccide il pluralismo. Ovviamente, questo episodio deve far riflettere tutti coloro che, anche nella Chiesa, pensavano di ottenere un “lasciapassare” dal mondo a patto di attenuare i toni, esaltare il dialogo, assumendo insomma un atteggiamento irenistico. Il risultato è questo: che il Papa ha potuto parlare in Turchia, dove domina una cultura islamica. E ha dovuto stare zitto a Roma, nella capitale della cristianità. C’è qualcosa che non funziona nelle democrazie relativiste: prima ce ne renderemo conto, e meglio sarà per tutti. Laici compresi.
Mario Palmaro.

giovedì 17 gennaio 2008

" IN NOME DELLA SANA LAICITA' "SCIENZA & VITA A PIAZZA SAN PIETRO“


Noi ci saremo”. Così l’Associazione Scienza & Vita annuncia la propria presenza domenica, in Piazza San Pietro, all’Angelus. “Noi ci saremo in nome di quella sana laicità che non chiude mai le porte al dialogo e crede nel valore del confronto tra fede e scienza, poiché esse non possono che servire l’uomo nella sua interezza e in ogni fase della sua vita”. Così l’Associazione Scienza & Vita, formata da credenti e non credenti, annuncia la propria adesione alla proposta del cardinale Ruini. “Siamo convinti – aggiunge Scienza & Vita – che in questo momento il Paese debba offrire un segno di unità attorno ai valori del dialogo, del rispetto, del pluralismo. La battaglia delle idee, cartina di tornasole dello stato di salute della democrazia, non deve mai trascendere nella prevaricazione. E il fatto che un gruppo di intolleranti abbia colpito così in alto, può solo preoccupare quanti hanno a cuore l’agibilità democratica in tutte le sedi in cui la società civile si esprime. Ecco perché l’incontro di domenica, se da un lato è per i credenti la manifestazione di un sincero sentimento di gratitudine nei confronti di Benedetto XVI, dall’altro è per tutti – credenti e non credenti – l’occasione per esprimere il rifiuto senza appello ad ogni tipo di intolleranza che voglia comprimere la libera espressione delle idee”.