La persona umana, del resto, si sviluppa in una fitta rete di relazioni personali che contribuiscono a costruire la sua identità unica e la sua irripetibile biografia. Troncare tale rete è un’ingiustizia verso tutti e un danno per tutti. Teorizzare la morte come “diritto di libertà” finisce inevitabilmente per ferire la libertà degli altri e ancor più il senso della comunità umana. Per chi crede, poi, la vitaè un dono di Dio che precede ogni altro suo dono e supera l’esistenza umana; come tale non è disponibile, e va custodito fino alla fine.
Esistono malattie inguaribili, ma non esistono malattie incurabili: la condivisione della fragilità restituisce a chi soffre la fiducia e il coraggio a chi si prende cura dei sofferenti.La vera libertà per tutti, credenti e non credenti, è quella di scegliere a favore della vita, perché solo così è possibile costruire il vero bene delle persone e della società.
Per questo sentiamo di dover dire con chiarezza
tre grandi SÌ:
• SÌ alla vita
• SÌ alla medicina palliativa
• SÌ ad accrescere e umanizzare l’assistenza ai malati e agli anzianie
tre grandi NO:
• NO all’eutanasia
• NO all’accanimento terapeutico
• NO all’abbandono di chi è più fragile
Come cittadini sappiamo che la nostra Costituzione difende i diritti umani non già come principi astratti, ma come il presupposto concreto della nostra vita che è nello stesso tempo fisica e psichica, privata e pubblica. Mai come oggi la civiltà si misura dalla cura che, senza differenze tra persone, viene riservata a quanti sono anziani, malati o non autosufficienti.
Occorre in ogni modo evitare di aggiungere pena a pena, ma anche insicurezza ad insicurezza.Chiediamo che le persone più deboli siano efficacemente aiutate a vivere e non a morire, a vivere con dignità, non a morire per falsa pietà.
Solo amando la vita di ciascuno fino alla fine c’è speranza di futuro per tutti.