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lunedì 26 aprile 2010

Nasce Biomedi@ alla Regina Apostolorum: per una corretta informazione nei mass media


di: Emmanuele Di Leo

Un’occasione per riflettere sul ruolo dei mass media nel fare informazione. Lo scorso 25 marzo, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma (Upra), si è svolto un seminario indirizzato a giornalisti, informatori, bioeticisti. Durante l’incontro è stato presentato al pubblico “Biomedi@”, il gruppo di ricerca e di lavoro nato all’interno della Facoltà di Bioetica dello stesso ateneo. Due gli ambiti privilegiati di Biomedi@: la comunicazione e la bioetica, un binomio estremamente attuale, ma anche problematico. Siccome i media parlano spesso di temi inerenti alla bioetica, ma lo fanno con modalità e contenuti non sempre opportuni, la finalità del gruppo è quella di capire le ragioni di tanta diversità fra una testata giornalistica e l’altra, in modo da migliorare la comunicazione di argomenti che richiedono la massima precisione. Dopo il saluto del decano della Facoltà di Bioetica, Padre Victor Pajares, che ha sottolineato come “La tematica del convegno è importante, specialmente nella società odierna, dove i mass media sono per la gente uno dei punti di riferimento principale per l’informazione” è seguita la presentazione del gruppo Bioemedi@ da parte del suo direttore, Padre Gonzalo Miranda (nella foto), già decano della Facoltà.

“Il gruppo Biomedi@ nasce dall’intuizione che la comunicazione sia un campo molto interessante per i bioeticisti, che non possono essere estranei ad una corretta comunicazione: sia in relazione a come la bioetica è comunicata dai mass media, sia nel senso di come i bioeticisti possano, e debbano, ricorrere ai mezzi di comunicazione in maniera efficace”, ha spiegato Miranda. Purtroppo tante volte leggiamo informazioni inesatte in materia di bioetica, specialmente per quanto riguarda la terminologia utilizzata.

“Questo diventa un grande problema quando si parla di approfondimenti, notizie, dibattiti su tematiche delicate come quelle che vengono affrontate dalla bioetica, che tratta di vita e di morte, di salute, di dignità umana, del concetto stesso di essere umano”, ha ribadito Miranda.

Si tratta quindi di una materia, quella studiata dalla bioetica, molto delicata, sia per la persona, sia per tutta la società. “E’ quindi essenziale che chi comunica argomenti di bioetica sia preparato anche nella materia bioetica. Uno dei problemi principali del comunicatore scientifico è quello di essere preparato, e competente, anche di bioetica”, ha precisato padre Miranda, sottolineando la necessità che “Sia sempre presente il senso di responsabilità nella coscienza del giornalista, il quale deve essere consapevole che la comunicazione non è un gioco. Molte volte si tratta di approfondimenti che possono cambiare la vita delle persone, e che sono responsabili di portare a determinate decisioni, magari sbagliate perché l’informazione è stata data male o addirittura non data”.

Ha preso poi parola Luisella Daziano - direttore de Il Giornale di Bioetica e firma di Avvenire - che ha spiegato la nascita, nel giugno del 2009, del gruppo di lavoro Biomedi@ e della sua missione. “L’idea di Biomedi@ nasce da una semplice domanda, ossia, dove sta andando l’etica della comunicazione e dell’informazione?”, ha raccontato Daziano ai numerosi presenti, precisando che “Il ruolo della bioetica nei mass media è molto complesso. La bioetica è trattata poco, o poco e male, o in maniera specialistica”.

L’ampia tematica della bioetica, se comunicata soltanto in maniera tecnicistica rischia di non essere compresa, essendo peraltro un linguaggio specifico con contenuti che stanno a cavallo tra la Medicina, il Diritto, la Filosofia, l’Antropologia. Per far fronte a tale problema, il gruppo ha voluto individuare una metodologia per analizzare e studiare i testi, l’impaginazione, i titoli le didascalie, e tutto quello che fa la pagina, il giornale. «Abbiamo avuto l’idea di dividerci in sottogruppi di lavoro, per meglio monitorare la realtà raccontata dai maggiori quotidiani italiani ed esteri”, ha puntualizzato Daziano, che ha poi sintetizzato gli obiettivi del gruppo: “Valorizzare a pieno il ruolo e le responsabilità dei media nel campo specifico della bioetica; interloquire con il mondo dei comunicatori per aiutare loro a riflettere sulla responsabilità, e per tentare di migliorare il loro servizio alla società; analizzare criticamente i punti positivi o negativi di come i media operano”.

Biomedi@ ha inoltre realizzato, insieme alla Facoltà di Bioetica, uno specifico Corso di Formazione dal titolo “Bioetica e Comunicazione, la sfida del nuovo millennio”, che si svolgerà dal 28 giugno al 9 luglio 2010 presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.

Il corso si suddividerà in due moduli tematici, uno di bioetica e uno di comunicazione. Saranno creati dei laboratori di lavoro sulle seguenti aree: stampa, pubblicità, comunicazione oratoria, cinema, internet. I laboratori saranno fondamentali per apprendere, in concreto, le maggiori aree di lavoro della comunicazione, e per sperimentarle in prima persona. Il corso, precisiamolo, non sarà diretto solo ai giornalisti ed ai comunicatori, ma anche a coloro che sono impegnati nel mondo pro life. L’obiettivo del corso è di far emergere una metodologia efficace di comunicazione a tutti i corsisti.

“Non è importante solo denunciare che qualcosa avviene, ma è importante anche offrire un metodo critico per sollecitare le persone a sviluppare un’analisi critica”, ha ribadito il direttore de Il Giornale di Bioetica.

Nella cascata di notizie che ogni giorno ci arrivano non è semplice riuscire a riconoscere l’informazione veritiera. Per riuscire in questo intento Biomedi@ cercherà di offrire ai corsisti una metodologia efficace, per una lettura critica dell’informazione a mezzo stampa. Nel realizzare tutto questo i membri del gruppo stanno ultimando un database che contiene, e analizza, articoli provenienti dalle principali testate giornalistiche, italiane ed estere, su varie tematiche bioetiche. Ad oggi il database contiene più di mille articoli. Ogni ricercatore di Biomedi@ ha un tema e una testata specifica da monitorare, in maniera tale che durante il corso potrà interpretare il modus operandi, quindi lo spirito della testa, lo stile editoriale.

“Vale a dire come una testata si rapporta alle varie tematiche bioetiche, e come, su uno specifico argomento, ad esempio la fecondazione assistita, quella testata si differenzia dalle altre”, ha spiegato Daziano.

Il data-base è già pubblico e si può trovare al seguente link: http://www.uprait.org/index.php?option=com_chronoconnectivity&Itemid=330〈=it

All’evento ha preso parte anche il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella (nella foto). L’onorevole, venendo dal mondo del giornalismo, ha offerto la sua esperienza di comunicatrice, iniziando a ricordare una delle sue esperienze di comunicazione giornalistica più rilevante, ossia quella sul farmaco abortivo RU486.

Come ha afferma il sottosegretario “Per fare una buona comunicazione serve aver bene in mente la mappa geografica della comunicazione. Ad oggi è presente una forte ideologizzazione nell’ambito dei mezzi di comunicazione, in particolare sui giornali. Non sempre è chiaro che tipo di politica stiano facendo alcuni organi di stampa. Spesso i giornali si mostrano moderati in alcuni campi, ma schierati in ambito politico o viceversa. Quindi è importante che quando si fruisce di una informazione si sappia dove si sta andando, e chi sono i protagonisti”.

La Roccella ha poi fatto l’esempio del prof. Umberto Veronesi, spiegando che: “Il professore ha recentemente speso la sua autorità scientifica sulla pillola RU486 e sull’aborto, pur non essendo il suo campo specifico di studio, ed altrettanto ha fatto per un ambito nel quale non è specialista, ovvero sugli stati vegetativi, dicendo cose alquanto scorrette, non scientificamente vere”.

Il sottosegretario ha ulteriormente precisato: “Nel caso della RU486 si continua a dire – anche Veronesi l’ha detto - che è un metodo meno invasivo, e che la donna soffre meno abortendo così. Per quanto riguarda gli stati vegetativi, credo che in Italia Veronesi sia rimasto l’unico che continua ad usare la definizione di ‘stato vegetativo permanente’, benché tutta la comunità scientifica l’abbia abbandonato da tempo. Ormai si preferisce parlare solo di stato vegetativo senza dare la definizione di ‘persistente’ o ‘permanente’, perché in realtà si sa pochissimo sulla sua effettiva durata”.

L’esempio della Roccella è stato utile, ed estremamente apprezzato dalla platea, per mettere in risalto il fatto che “Come spesso accade, anche autorità scientifiche spendano la propria autorevolezza per far passare un messaggio che è scientificamente sbagliato”. Infatti “La RU486 è un metodo molto doloroso, che procura un piccolo parto, provocando delle contrazioni uterine molto dolorose che espellono l’embrione, con avventi avversi”, ha precisato Roccella, spiegando inoltre che “In molti protocolli clinici si propongano anti dolorifici di routine, e questa procedura indica che non è certamente un metodo indolore, per no parlare poi del tasso di mortalità dieci volte più elevato del metodo chirurgico”.

Il sottosegretario ha inoltre fatto notare come la comunicazione abbia influenzato l’opinione sul tema della RU486. “La pillola abortiva, essendo stata descritta come un metodo di automedicazione, un gesto semplice da compiersi a casa, un gesto che tutti possono fare molto semplicemente, ha veicolato l’idea, distorta, che il metodo farmacologico sia esente da sofferenza e trauma”, ha dichiarato la Roccella.

Dalla giornata di studio alla Pontificia Regina Apostolorum è dunque emerso che “La bioetica non si può associare ad una informazione scientifica scorretta: chiarezza di concetti, esattezza dei contenuti e proprietà di linguaggio innanzi tutto!”. Per evitare inganni ed imbrogli, che possono danneggiare in maniera irreparabile la dignità umana, c’è assoluto bisogno di chiarezza e di un’informazione scientifica corretta. «Tutti gli equivoci etici nascono da una comunicazione scientifica appiattita sulle ideologie, orientata da meccanismi di lobby su un mercato globale di farmaci, brevetti, carriere, investimenti pubblici e privati. Tutto questo forma un potere che orienta la comunicazione, anche al di là della politica”, ha affermato il sottosegretario Roccella in chiusura della giornata Biomedi@.

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