Questo Blog nasce con l'intento di promuovere e difendere il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale, come fondamento di tutti i diritti umani e quindi della democrazia e, già ampiamente, di dibattere i temi della ricerca scientifica per quanto attiene alle ricadute sulla vita dell’uomo e della società.



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giovedì 10 aprile 2008

Scienza & Vita di Latina: la vita, questo bene sconosciuto

L'Assocazione Scienza & Vita di Latina invita a riflettere.


La legge italiana sulla IVG è la Legge n.194 del 22 maggio 1978 (detta anche più semplicemente "la 194") che consente alla donna, nei casi previsti dalla legge, di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica.
È chiaro che la legge 194 è la manifestazione più diretta di quello che è il sentire comune circa alcuni temi delicati come la nascita di una nuova vita. Quindi prima di analizzare la legge nel dettaglio sarebbe quanto meno opportuno analizzare il pensiero di fondo che ha poi visto come risultato la legge stessa. In altre parole il problema di fondo non è la 194 (che abbiamo detto essere il risultato finale) ma è proprio la mentalità della nostra epoca. Se una donna si reca in ospedale per abortire è sicuramente doveroso prendere in analisi le svariate motivazioni che la spingono ad un gesto così estremo. Ma è altrettanto inevitabile fare alcune riflessioni: come si può stabilire una linea di confine tra l’effettiva “necessità” (se di necessità si può parlare) di porre fine ad una vita sul nascere e l’egoismo (in questo caso della donna stessa) che risponde all’affermazione: “o con me o con nessuno”? Inoltre non è ancora una volta doveroso da parte della struttura ospedaliera vagliare ed esporre (sempre alla donna) tutte le alternative possibili (adozione, affidamento) per difendere realmente i diritti sia della donna (che ha deciso di non occuparsi del proprio bambino) sia del nascituro stesso?
Sicuramente per il bambino che nascerà è una prospettiva assai migliore di quella di non avere nessuna prospettiva.
Il nodo della questione è che l’uomo non pensa mai (pur ritenendosi la creatura più responsabile in natura) alle conseguenze delle proprie azioni. Per fortuna, che ci sia un piano superiore a qualsiasi volontà umana è una certezza che si va consolidando nelle coscienze giorno dopo giorno. Ma, puntualmente l’arroganza e la presunzione, spingono, purtroppo ancora oggi, a sostenere che l’essere umano sia padrone indiscusso della propria esistenza e soprattutto dell’esistenza altrui, feto o anziano che sia.
Del resto distillare una forma così specifica... l'essere umano... da una forma di... come definirlo... casualità di due cellule che s'incontrano (risultato di un gesto d'amore) ha la stessa probabilità, da un punto di vista statistico, della trasformazione dell’aria in oro, avvenimento possibile, ma talmente improbabile da essere, di fatto, incredibile. Possiamo definire quindi il fenomeno della nascita di ognuno di noi, per le forze che vi sono coinvolte, un… miracolo.”
Ma il mondo è così pieno di persone, così affollato di questi miracoli, che diventano comuni, e ce ne dimentichiamo. Osserviamo di continuo il nostro pianeta ed esso diventa, ai nostri occhi, opaco. Eppure, se lo guardiamo con attenzione, può farci mancare il respiro, come se non l’avessimo mai visto.